Michigan, sparatoria e incendio in una chiesa. Quattro i morti
Anche otto persone sono rimaste ferite nel luogo di culto mormone. Un fatto che avviene da poco più di un mese da quando un altro attentatore ha sparato in una scuola cattolica di Minneapolis
Quattro vittime, oltre all’attentatore, e otto feriti. È un bilancio purtroppo pesante, quello della sparatoria avvenuta domenica mattina – attorno alle 11 del mattino (17 ora italiana), mentre era in corso una funzione religiosa – alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, una chiesa mormone di Grand Blanc, in Michigan. L’autore della strage è stato identificato come Thomas Jacob Sanford, 40 anni, veterano dei Marine con missioni in Iraq tra il 2004 e il 2008; nel luogo della sparatoria (e dell’incendio) sono stati rinvenuti anche tre ordigni esplosivi improvvisati. Segno che, probabilmente, Sanford aveva in mente di compiere una strage ancora più grande di quella che comunque, ieri, per mano sua è avvenuta.
Secondo quanto emerso dalle ricostruzioni – e pubblicamente confermato dal capo della polizia di Grand Blanc Township, William Renye -, l’autore della sparatoria «è stato neutralizzato dagli agenti in nove minuti», a partire dalla prima richiesta di aiuto pervenuta alle forze dell’ordine. Un arco temporale certamente non enorme, che tuttavia non ha reso meno grave e sconvolgente quanto compiuto da Sanford. Un ex soldato sul quale ora si sta indagando per scoprire quale possa essere stato il movente che l’ha spinto a commettere una simile atrocità, iniziata con uno schianto con la sua auto contro l’ingresso principale dell’edificio e poi proseguita con colpi a ripetizione sparati con un fucile d’assalto.
Ha aggravato il tutto, il fatto che nel giro di poco la chiesa in questione sia finita avvolta dalle fiamme, appiccate dallo stesso assalitore all'inizio dell'attacco, sprigionando dense colonne di fumo visibili da lontano. Per il momento, come si diceva poc’anzi, restano da chiarire le ragioni che hanno spinto l’ex marine a questo gesto. Sembrerebbe esclusa l’ipotesi di un gesto di terrorismo, mentre prende corpo quella di un possibile atto isolato legato a dispute personali. Com’è immaginabile, la comunità mormone locale è ora sotto shock; il vescovo della congregazione ha espresso cordoglio - pregando per le famiglie colpite – e il presidente Donald Trump, su Truth, ha affermato che questa sparatoria «sembra essere l'ennesimo attacco ai cristiani degli Stati Uniti».
In effetti, a moltissimi osservatori non è sfuggito come sia passato sostanzialmente un mese da quando, il 27 agosto, un altro attentatore ha sparato in una scuola cattolica di Minneapolis, peraltro uccidendo due bambini. Ci può quindi essere una connessione indiretta, in quello che ha tutta l’aria di essere, come ha dichiarato Trump, «l'ennesimo attacco ai cristiani degli Stati Uniti»? Al momento pare ancora difficile stabilirlo. Di certo - sarà l’osservazione che faranno tanti - l’agevole disponibilità di armi che c’è in America non previene simili episodi. Osservazione sensata, anche se va ribadito che in questo caso non abbiamo a che fare con un ex studente colpito da qualche disagio ma, come già detto, da un ex soldato che, in quanto tale, è già meno anomalo che possa possedere armi.
Inoltre, il fatto che questa sparatoria arrivi ad un mese da un’altra conferma un trend noto a chi studia questi eventi che, solitamente, si verificano – complici anche i mass media - a poca distanza l’uno dall’altro. Tanto che in una ricerca pubblicata qualche anno fa su PLoS ONE si era registrato proprio questo: ossia l’elevato rischio, nei 13 giorni successivi ad una sparatoria, che se ne verifichi un’altra. Un rischio di contagio che per ovvie ragioni non può che avere genesi mediatica, e che investe l’ambito criminale in senso lato. Gli specialisti americani che hanno esaminato fatti di sangue anche al di là delle sparatorie hanno infatti già rilevato oltre 400 episodi nei quali il «copycat effect», l’effetto emulativo, è risultato evidente per prossimità temporale e analogie esecutive. Non è poco.
A ciò si aggiunga, per finire, pure il dilagare della violenza anticristiana negli Stati Uniti. Un dilagare, ahinoi, assai documentato se si pensa che lo scorso agosto è uscito un report dell’Fbi (relativo all’anno 2024) che rilevato quasi 440 (437 il numero esatto) crimini d’odio contro i cristiani. Analogamente, un altro documento del Family Research Council (Frc) ha documentato 415 «atti ostili» contro le chiese cristiane, comprese naturalmente quelle cattoliche; tali atti includevano 284 episodi di vandalismo, 55 tentativi di incendio doloso, 28 aggressioni con armi da fuoco, 14 minacce di bomba e 47 altri atti ostili. Un bilancio già allarmante, spiegabile solo con il diffondersi di un atteggiamento di cristianofobia, e che in questo 2025 è destinato a confermarsi grave, se non addirittura a peggiorare (Foto: Screenshot CBS, YouTube)
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