Interrogato dai giornalisti sul piano Trump prima del suo rientro da Castel Gandolfo a Roma, papa Leone ha ribadito la necessità di un cessate il fuoco e del rilascio di tutti gli ostaggi aggiungendo che «ci sono elementi interessanti. Sembra una proposta realistica». Il Pontefice, infine, si augura che «Hamas accetti nel tempo stabilito». Il Papa non è il solo a sperare nel piano in venti punti presentato a Washington dal presidente Trump. Si unisce alle ultime dichiarazioni di Sergio Mattarella e della premier Meloni, oltre ai molti Paesi arabi che hanno già firmato il piano. Dopo aver ricevuto l’adesione di Israele e dell’Autorità Nazionale Palestinese, l’Arabia Saudita, la Giordania, gli Emirati Arabi Uniti, l’Indonesia, il Pakistan, la Turchia, il Qatar e l’Egitto hanno infatti rilasciato una dichiarazione congiunta con la quale aderiscono al tentativo del presidente degli Stati Uniti di porre fine alla guerra a Gaza, affermando di voler «cooperare positivamente» con gli Usa.
L’opportunità di iniziativa americana sottoscritta dal capo del governo israeliano Benjamin Netanyahu è stata ben vista anche dai vertici Ue. «L’Ue è pronta a contribuire al successo della proposta. La soluzione dei due Stati rimane l’unica strada percorribile per una pace giusta e duratura», dichiara la presidente della Commissione europea von der Leyen. Sulla stessa linea il cancelliere tedesco Merz, che ha definito la proposta «la migliore possibilità di pace dopo gli attacchi di Hamas del 2023». In breve, il progetto prevede la cessazione delle ostilità, il rilascio degli ostaggi israeliani, la liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi, il disarmo di Hamas e l’accesso illimitato agli aiuti umanitari.Gaza, se passerà il piano, sarà governata da un comitato palestinese tecnocratico e apolitico, responsabile della gestione quotidiana dei servizi pubblici e delle amministrazioni comunali per la popolazione di Gaza. Questo comitato sarà composto da palestinesi qualificati ed esperti internazionali, sottoposto alla supervisione di un organismo internazionale di transizione, il “Board of Peace”, presieduto dal presidente Trump, con altri membri e capi di Stato che saranno annunciati, tra cui l’ex Primo Ministro Tony Blair. Questo organismo definirà il quadro e gestirà i finanziamenti per la riqualificazione di Gaza fino a quando l’Autorità Nazionale Palestinese non avrà completato il suo programma di riforme
Intanto, nonostante il supporto internazionale, è credibile avere delle riserve. Durante la conferenza stampa Trump ha avvertito che nel caso in cui Hamas respingesse la proposta - e per farlo avrà 3-4 giorni - Israele avrebbe il pieno appoggio di Washington e il movimento «pagherà all’inferno».Successivamente alla presentazione del piano a fianco di Trump, Netanyahu ha poi dichiarato di «opporsi con forza» a qualsiasi prospettiva di Stato palestinese. Inoltre, il team negoziale di Hamas ha sì affermato che «studierà la proposta di Trump in buona fede», per cui permangono forti dubbi sul grado di discrezione con cui verrà valutato il piano sia da una parte che dall’altra. Mahmoud Mardawi, l’alto funzionario di Hamas, ha infatti affermato che le disposizioni del piano «sono vicine alla visione israeliana per porre fine alla guerra», aggiungendo che non accetteranno «alcuna proposta che non includa l’autodeterminazione del popolo palestinese».
Il futuro del piano è incerto e la sua riuscita sembra essere appesa a un’ultima firma. Di fronte alla tragedia umana della guerra noi possiamo unirci all’auspicio e all’appello di preghiera del Papa, per affidarci in ultimo non alla sola azione politica, ma alla misericordia di Dio. Unica via possibile per prepararci «al giorno in cui la logica della forza crollerà […] affinché possiamo portare il potere della mitezza e ricostruire gradualmente il futuro sulla terra che Dio ha santificato», come ha dichiarato il cardinal Pizzaballa in un videomessaggio durante la veglia di preghiera dedicata alla fine della guerra a Gaza e alla pace in Terre Santa del 22 settembre. (Foto: Ansa)
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