Tutto è cominciato alcuni anni fa, quando Emma Watson, insieme a Daniel Radcliffe, nel momento più buio dell’autricedi Harry Potter, quando veniva subissata di minacce e si trovava sotto una terribile stretta di violenza solo perché aveva difeso il fondamento biologico dell’essere donna, si schierarono contro l’autrice accusandola di posizioni “transfobiche”. Ultimamente, la questione si è riaccesa a causa di un’intervista per il podcast “On Purpose with Jay Shetty”, in cui la Watson si è nuovamente schierata contro la scrittrice per le stesse ragioni, seppure aggiungendo che, nonostante la diversità di opinioni, ciò non le impedirebbe di essere grata a Rowling per averle cambiato la vita.
Stavolta, però, la reazione della mamma di Harry Potter non ha tardato ad arrivare ed è stata una risposta “social”, pubblicata su X: «Emma ha così poca esperienza della vita che ignora quanto sia ignorante», una staffilata con cui la scrittrice ha voluto sottolineare la mancanza di esperienza di vita dell’attrice. Ma prima ha subito chiarito di non essere sicuramente in cerca del consenso di alcun attore che abbia interpretato i personaggi creati da lei: «L'idea è assurda, quanto quella di chiedere al mio capo di ventun anni quali opinioni dovrei avere oggi».
«Emma Watson – ha proseguito Rowling - e le sue co-protagoniste hanno tutto il diritto di abbracciare l'ideologia di genere. Tali convinzioni sono tutelate dalla legge e non vorrei che nessuna di loro fosse minacciata di perdere il lavoro, di subire violenza o di morte, per questo motivo». Tutte cose che, invece, la scrittrice ha dovuto subire solo per aver ribadito l’ovvio, andando contro le fandonie dell’ideologia gender. L’aggravante di questa situazione, sottolinea, poi, la mamma di Harry Potter, è che «Emma e Dan in particolare, hanno entrambi chiarito che negli ultimi anni ritengono che la nostra ex collaborazione professionale dia loro un diritto particolare, anzi, un obbligo, di criticare me e le mie opinioni in pubblico. Anni dopo aver smesso di recitare in Potter, continuano ad assumere il ruolo di portavoce de facto del mondo che ho creato».
Non solo, la scrittrice ricorda anche come, nel momento più difficile della sua vita «quando le minacce di morte, stupro e tortura contro di me erano al culmine, in un momento in cui le mie misure di sicurezza personale avevano dovuto essere notevolmente rafforzate ed ero costantemente preoccupata per l'incolumità della mia famiglia, Emma ha chiesto a qualcuno di consegnarmi un biglietto scritto di suo pugno, che conteneva questa sola frase: "Mi dispiace tanto per quello che stai passando", nonostante avesse il mio numero di telefono». Ha, poi, fatto notare come, proprio la vita privilegiata in cui è immersa quasi da sempre la Watson, non l’abbia messa in grado di comprendere i disagi di chi si trova ad esempio a condividere, oggi, in Inghilterra, un bagno pubblico o uno spogliatoio “misto” o il reparto di un ospedale pubblico, in cui uomini e donne possono essere ricoverati insieme. Pericoli che possono capire solo persone che non hanno mai sperimentato ricchezza e fama.
«Non ero multimilionaria a quattordici anni. Ho vissuto in povertà mentre scrivevo il libro che ha reso famosa Emma. Quindi, per esperienza personale, capisco cosa significhi per le donne e le ragazze prive dei suoi privilegi la violazione dei diritti delle donne, a cui Emma ha partecipato con tanto entusiasmo». E infine Rowling, non troppo toccata dalle dichiarazioni di affetto della Watson nell’ ultima intervista in cui, tuttavia, continua a prendere le distanze dalle idee della scrittrice, sottolinea: «Emma è giustamente libera di non essere d'accordo con me e di esprimere pubblicamente i suoi sentimenti nei miei confronti, ma io ho lo stesso diritto e ho finalmente deciso di esercitarlo». (Foto: screenshot New York Post - Misshef, YouTube)
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