Nel silenzio il genocidio dei cristiani in Congo e Nigeria
Un massacro che non conosce fine e che non trova voci capaci di scendere in strada per denunciarlo. Emerge anche una economica dei sequestri di persona, l'ultimo a pagare un pastore evangelico trucidato nonostante il riscatto
L’ennesima ondata di violenza anti-cristiana ha travolto l’ Africa centrale e la Nigeria, all’inizio di settembre.
Nella Repubblica Democratica del Congo, almeno 64 persone sono state brutalmente uccise all'inizio di settembre, quando militanti islamisti hanno preso d'assalto il villaggio di Ntoyo, nella provincia del Nord Kivu. Secondo Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), si trattava delle vittime di una comunità, aggredite durante una veglia notturna, con colpi di arma da fuoco, martelli e incendi dolosi selettivi. Si trattava insomma di un’azione premeditata e coordinata, un vero e proprio attacco terroristico.
Gli autori sono stati identificati con le Forze Democratiche Alleate (ADF), una milizia di matrice ugandese allineata con la Provincia dell'Africa Centrale del cosiddetto Stato Islamico.
ACS ha descritto la crisi umanitaria nel Congo orientale come "estrema e il clima di paura ormai crescente", per l’incapacità delle forze governative di contenere gli attentati. L'attacco di Ntoyo, infatti, è soltanto il più recente, ma segue a ruota, altre atrocità: ben 40 morti durante una funzione religiosa, nel luglio scorso, nell'Ituri, a cui si aggiungono gli oltre 70 corpi scoperti all'inizio di quest'anno in una chiesa protestante a Lubero, molti dei quali decapitati.
Contemporaneamente anche la Nigeria vive il suo calvario ovvero quello che è stato definito un "genocidio al rallentatore". «Dopo tre decenni di documentazione di questi abusi, posso dirlo chiaramente: questa non è violenza casuale, è sterminio», ha dichiarato, in proposito, Emeka Umeagbalasi, criminologo e direttore dell'organizzazione per i diritti umani Intersociety. Proprio Intersociety ha recentemente pubblicato un rapporto in cui si stima che circa 40 milioni di cristiani nel nord della Nigeria siano costretti a praticare la loro fede nel totale nascondimento, addirittura di notte, per non essere accusati di blasfemia e rischiare la condanna a morte.
Emblematico del clima di crudeltà crescente contro i cristiani è sicuramente l’omicidio del reverendo James Audu Issa, pastore della Chiesa evangelica Winning All (ECWA) nello Stato di Kwara, rapito a fine agosto e nonostante il pagamento del suo riscatto. Il reverendo Issa è stato rapito il 28 agosto dal villaggio di Ekati, nel nord dello Stato di Kwara. I suoi rapitori avevano inizialmente chiesto 100 milioni di sterline. Per diverse settimane, i fedeli, i leader della chiesa e gli abitanti dei villaggi hanno organizzato collette per raccogliere una somma enorme per una comunità rurale, ovvero 5 milioni di sterline. Il riscatto è stato consegnato, ma i rapitori hanno successivamente chiesto altri 45 milioni di sterline. Prima che si potesse aprire una nuova trattativa, tuttavia il pastore è stato ucciso a sangue freddo.
Secondo i dati raccolti da Open Doors e dall'ONG Intersociety, nel 2024 più di 3.100 cristiani sono stati uccisi per la loro fede. Dall'inizio dell'insurrezione islamista nel 2009, più di 19.000 chiese sono state distrutte e 16 milioni di cristiani sono stati sfollati nell'Africa sub-sahariana. Diversi osservatori internazionali hanno confermato queste cifre incredibili. Per questo il fondatore di Intersociety, Emeka Umeagbalasi, avverte: «Se non si fa nulla nei prossimi anni, il cristianesimo cesserà di esistere in Nigeria».
E, nonostante tutto, il governo del presidente Bola Ahmed Tinubu continua a negare il movente terroristico di questi attacchi, attribuendone la causa, piuttosto a conflitti economici o etnici. In un articolo pubblicato da Al Jazeera il 2 ottobre, un consigliere del vicepresidente nigeriano ha addirittura affermato che definirlo un "genocidio dei cristiani" sarebbe un'esagerazione, attribuendo, ridicolmente la violenza, niente meno che al cambiamento climatico.
Ormai è chiaro che l’ assassinio del reverendo James Audu Issa non rappresenta un episodio isolato, ma simboleggia la crescente vulnerabilità e la crescente condizione di pericolo che vivono i cristiani nel paese più grande dell'Africa, dove la fede è ormai diventata, quasi in automatico, motivo di morte. (Foto: Chatgpt)
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