Mercoledì 10 Dicembre 2025

La leggerezza del credere nei “Detti non scritti” di Biffi

Un viaggio tra fede e ironia nel pensiero brillante del Cardinale Giacomo Biffi: cento detti che insegnano a credere con leggerezza, libertà e intelligenza spirituale

biffi detti non scritti
In un panorama editoriale sempre più affollato, il libro Detti non scritti. Ma scritti perché detti di Giacomo Biffi (ESD) si distingue per la sua originalità e leggerezza pensosa. Pubblicato da Edizioni Studio Domenicano e a cura di chi – come noi – lo ha conosciuto da vicino, il volume raccoglie cento detti pronunciati dal Cardinale nel corso della sua vita. Il risultato è una sorta di insegnamento aneddotico, dove l’umorismo non è semplice ornamento, ma cifra profonda del pensiero biffiano a servizio di una salda fede cattolica.
Biffi, figura centrale della Chiesa italiana del secondo Novecento, è noto per la sua profondità intellettuale e il suo spirito ironico. Questo libro ne è una testimonianza vivida: ogni detto è una scintilla che illumina la riflessione cristiana mediante un pensiero folgorante, talvolta provocatorio, sempre acuto. Il titolo stesso è un gioco di parole che racchiude il cuore dell’opera: ciò che è stato detto, pur non scritto, merita di essere trascritto perché portatore di sapide verità pronunciate con sagace intelligenza.
Il testo si articola in tre sezioni – A Venegono, A Milano, A Bologna –, che corrispondono ai luoghi più significativi dell’esperienza personale e pastorale del Cardinale. In ognuna di queste tappe, egli lascia tracce di una spiritualità vissuta con libertà, audacia e leggerezza. Ma attenzione: la leggerezza di cui si parla qui non è superficialità, bensì quella virtù rara che nasce dal distacco dalle cose e che si nutre di vero amore inteso come agape. Come ha lasciato scritto lo stesso Cardinale, «il senso dell’umorismo – se è rettamente e compiutamente inteso come la risultante del distacco dalle cose e della carità – è il fondamento e il vertice di una seria vita religiosa» (p. 13).
Biffi non ha mai avuto paura di sfidare le mode, e questo libro lo dimostra in ogni pagina: mediante battute fulminanti, riflessioni paradossali e osservazioni pungenti, egli riesce a mettere in discussione abitudini, conformismi e luoghi comuni, anche all’interno della Chiesa. Eppure Sua Eminenza lo fa sempre con uno sguardo limpido, profondo e mai cinico, capace cioè di cogliere il lato umano e divino della realtà.
Leggere Detti non scritti significa entrare in contatto con una mente brillante e un cuore libero. È un libro che si può aprire a caso, magari per trovare una frase capace di rischiarare la giornata, oppure leggere tutto d’un fiato, lasciandosi trasportare da una narrazione che mescola teologia, filosofia e buon senso. È anche un invito a riscoprire l’umorismo come dimensione spirituale e segno – perché no? – della trascendenza: Dio stesso è il più grande umorista, ha insegnato Biffi con disarmante semplicità.
Queste pagine non sono, quindi, soltanto una raccolta di aforismi: sono un invito a ragionare controcorrente rispetto a una visione mondana della vita e a credere con gioia. Un piccolo volume, dunque, che contiene una grande lezione: la serietà non è una virtù, come disse una volta G.K. Chesterton.
In definitiva, le parole del Presule sono una testimonianza viva di una fede appassionata e frutto di una mente libera. È consigliato sia a chi ama la spiritualità condita da intelligenza e ironia e sia a chi vuole conoscere il lato più umano e sorprendente di un grande pastore della Chiesa.
Per come l’abbiamo conosciuto – e questo testo lo conferma –, il giudizio su Giacomo Biffi si potrebbe racchiudere in una frase attribuita ad Arthur Schopenhauer: «il talento coglie un bersaglio che nessuno riesce a colpire. Il genio coglie un bersaglio che nessuno riesce a vedere». Non a caso fu il Cardinale a dire che «tutte le cose alludono all’invisibile».

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