Giovedì 23 Ottobre 2025

Papa Francesco è morto: è stato il Papa della misericordia che «ha aperto processi»

Stamattina alle 7:35 è morto Jorge Mario Bergoglio, il papa argentino che su «misericordia» e «sinodalità» ha costruito un pontificato vicino agli ultimi e avanzato verso le aperture

papa francesco fine
Il pontefice «venuto quasi dalla fine del mondo» è morto questa mattina alle 7:35. «Con immensa gratitudine», ha detto il cardinale Farrel, «per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l'anima di Papa Francesco all'infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino». Il suo pontificato cominciò con un inusuale «Buonasera» quel 13 marzo 2013, quando il cardinale Jorge Mario Bergoglio, divenuto papa Francesco, si affacciò su piazza San Pietro e stupì tutti con uno stile che avrebbe caratterizzato poi i suoi dodici anni sul Soglio di Pietro. Ha scelto di abitare a Casa Santa Marta, ha scelto di utilizzare le utilitarie, di andare dall’ottico, di passare in Tv in vari salotti, persino a Sanremo. Dalle interviste a Eugenio Scalfari, alle autobiografie sui libri, quello di Francesco è stato probabilmente il pontificato più mediatizzato della storia, qualcosa che in confronto quello di Giovanni Paolo II era quasi nulla. Francesco ha subito diretto la barca di Pietro nel solco della «conversione pastorale», come aveva messo nero su bianco nel programma del suo pontificato emerso nell’esortazione Evangelii gaudium (2013). L’altra parola chiave per comprendere la sua azione è certamente «misericordia», come attesta anche l’anno giubilare straordinario del 2016. Misericordia come parola d’ordine anche nel doppio sinodo sulla famiglia del 2014 e 2015, quando con una nota a piè di pagina dell’esortazione Amoris laetitia si arrivò, in certi casi, ad ammettere la comunione ai divorziati risposati; questione accesa e mai sopita del tutto, sebbene un certo «cambio di paradigma» nella teologia morale abbia certamente accompagnato l’azione del pontefice argentino. Senza che poi quasi nessuno si sia dedicato alla lettura della prima parte di Amoris laetitia dove Francesco dava il meglio di sé nell’indagare l’amore umano. La «teologia del popolo» come suo orizzonte interpretativo sociale ed ecclesiale, una forma mitigata di teologia della liberazione da cui sarebbe stato espunto il condannato marxismo, e che lo ha portato da una parte a occuparsi di devozione popolare (molto bella la sua recente enciclica dedicata al Sacro Cuore di Gesù) e dall’altra di questioni legate ai cosiddetti «movimenti popolari», dallo slogan «casa, terra, lavoro» fino ai temi ambientali sfociati nella sua più famosa enciclica green, la “Laudato sì”. Altra parola d’ordine del suo pontificato è stata «sinodalità», espressa soprattutto con il lungo «sinodo sul sinodo» che si è concluso lo scorso ottobre con un documento che il Papa ha assunto come suo senza procedere alla redazione di una vera e propria esortazione. Un documento che non chiude porte, ma nemmeno le apre del tutto sui temi più caldi, se si eccettua che quella della possibile benedizione della coppie omosessuali è stata “risolta” con una Dichiarazione della Dottrina della fede, Fiducia supplicans, aprendo a una benedizione (di dieci secondi) che tante proteste ha sollevato tra gli episcopati mondiali (specialmente in Africa). Lungo tutto il pontificato si è scagliato contro «gli indietristi», sempre rivolto ad accogliere «todos, todos, todos». In questo senso l’enciclica Fratelli tutti è come il programma di quella «fratellanza umana» che probabilmente ha trovato nella sua continua battaglia per la pace la migliore delle interpretazioni possibili. Sui rischi di quella che Francesco ha definito "terza guerra mondiale a pezzi" c'è probabilmente la sua profezia più importante per il nostro tempo. Una Chiesa poliedrica e pluriforme, aperta, come un ospedale da campo, questa è stata la Chiesa di Francesco. Per tanti all’interno è sembrato troppo, per altri troppo poco, di certo molti vorrebbero ora una navigazione più tranquilla. Si apre così il capitolo verso il nuovo conclave, con un collegio cardinalizio completamente rivoluzionato dallo stesso Francesco, quasi sempre guidato dalla logica di creare porpore dalle «periferie» e con una mens simile alla sua. Ma di un candidato che conduca la barca di Pietro su acque più tranquille parlano tanti porporati, anche quelli più vicini alla sensibilità di Francesco. Non sarà restaurazione, ma il normale andare della storia che porterà al nuovo Papa. Perché la storia, e la Chiesa, sono sempre guidate da Dio. La morte di Francesco, che avviene in questi giorni in cui la Chiesa sta celebrando la risurrezione del Signore, ci ricorda che la speranza, come ha detto lo stesso Papa, «anche quando la morte sembra la fine, ci ricorda che una nuova vita ci attende».  (Foto: Imagoeconomica)

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