No all’aborto
Controcorrente
Il principe Alberto di Monaco dice no all’aborto legale: «Siamo cattolici»
Una presa di posizione molto netta e controcorrente, da parte del piccolo Stato
24 Novembre 2025 - 12:14
Principe Alberto II (Imagoeconomica)
Il 18 novembre, in un’intervista rilasciata al quotidiano Monaco-Matin, il Principe Alberto II ha fatto sapere che non promulgherà la proposta di legge approvata dal Consiglio Nazionale a maggio (19 voti contro 2) che avrebbe legalizzato l’interruzione volontaria di gravidanza senza motivi medici fino a 12 settimane - estendendo il termine a 16 settimane in caso di stupro e abbassando l’età del consenso parentale da 18 a 15 anni. L’aborto a Monaco rimane dunque formalmente illegale, ma depenalizzato dal 2019 per proteggere le donne che vi ricorrono in altri Paesi - soprattutto in Francia - da possibili azioni penali; rimane dunque consentito solo nei tre casi introdotti dalla legge dell’8 aprile 2009: stupro, pericolo di vita per la madre, malformazione grave del feto.
Il sovrano ha dichiarato di capire «la sensibilità di questo tema», giustificando la sua posizione con il rispetto della religione cattolica: «Il quadro attuale rispetta ciò che siamo in considerazione del ruolo che la religione cattolica occupa nel nostro Paese, garantendo al contempo un accompagnamento sicuro e più umano». Pertanto, il suo rifiuto blocca il percorso della legge ma lascia invariata la normativa vigente. Molti consideravano questa proposta una svolta, se non addirittura un progressivo adeguamento alle pratiche in vigore in Europa.
Da parte sua, la diocesi aveva espresso le sue preoccupazioni di fronte a una tale evoluzione. A marzo, l’arcivescovo di Monaco Dominique Marie David aveva parlato di un punto di non ritorno, di un cambiamento di società, o addirittura di un superamento di un importante passo antropologico. Secondo lui, una legalizzazione dell’aborto provocherebbe una rottura profonda: «Questo significherebbe che il Principato non si riconoscerebbe più nei valori sociali del cattolicesimo». Il prelato sottolineava che, mentre la Francia si basa sulla laicità come principio, «a Monaco è la fede cattolica», senza esitare ad affermare che «senza il cattolicesimo, il Principato non possiede più tutto il suo DNA». In una lettera pastorale pubblicata il 18 maggio 2025 interamente dedicata a questo argomento, l’arcivescovo aveva sviluppato le sue argomentazioni in quattordici punti:« In Principato, siamo orgogliosi di difendere le nostre specificità. Tra queste, c'è la confessione dello Stato. La religione di Stato non può essere ridotta a una semplice tradizione: struttura il diritto monegasco stesso; è inseparabile dalla nostra identità nazionale», aveva spiegato.
«L’aborto è il patto demoniaco più grande»
«Le persone oggi sono prive di identità», e quindi completamente manipolabili. Non usa giri di parole per descrivere la situazione in cui siamo immersi Amparo Medina, un passato da militante atea nelle fila della sinistra radicale e da ex responsabile delle Nazioni Unite dei progetti di educazione sessuale e oggi felice figlia della Chiesa e strenua attivista pro life, anche in qualità di presidente della Fondazione Creciendo Contigo Mujer e di coordinatrice della Red Vida y Familia Ecuador.
Il Timone la ha incontrata in Italia, in una calda sera di fine agosto.
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Le reazioni non hanno tardato ad arrivare. Juliette Rapaire, fondatrice del collettivo Les Nouvelles Réformatrices, intervistata da France 3, ha espresso il suo disappunto, ritenendo che le donne troveranno sempre soluzioni al di fuori del Principato. In un panorama europeo segnato dalla progressiva liberalizzazione dell’aborto, Monaco riafferma con forza la sua singolarità. La scelta del principe Alberto II non riflette un’immobilismo ipocrita come l’ha definito qualcuno, ma una volontà di preservare la coerenza istituzionale e morale di un Paese che difende la sua identità cattolica. Chapeau.









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