Lunedì 24 Novembre 2025

Scienza & Fede

Alfred Russel Wallace, il padre (dimenticato) dell’evoluzionismo

Un estratto del nuovo libro di Francesco Agnoli, “Darwin ha preso un granchio” (Fede&Cultura), una disanima di tutte le ombre della teoria evoluzionista

Alfred Russel Wallace, il padre (dimenticato) dell’evoluzionismo

(Ansa)

Per gentile concessione dell’Autore, pubblichiamo un estratto del nuovo libro di Francesco Agnoli, Darwin ha preso un granchio (Fede&Cultura), una disanima di tutte le ombre della teoria evoluzionista e le semplificazioni che hanno influenzato profondamente il nostro modo di concepire l’essere umano.

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La scoperta della selezione naturale è attribuita ad entrambi (Darwin & Alfred Russel Wallace, ndr.), in contemporanea. Charles Darwin, nella sua Autobiografia, fornisce questa versione: “[...] ma i miei progetti furono sconvolti, perché all’inizio dell’estate del 1858 il signor Wallace, il quale allora si trovava nell’arcipelago malese, mi mandò un saggio: “Sulla tendenza delle varietà a separarsi indefinitamente dal tipo originale”, in cui si esponeva una teoria identica alla mia. Il signor Wallace mi pregava di leggere il suo articolo e di passarlo in lettura a Lyell, se la mia opinione fosse stata favorevole. Nel “Journal of the Proceedings of the Linnean Society” (1858, 45), ho spiegato i motivi che mi spinsero ad associarmi alla richiesta di Lyell e Hooker di pubblicare un riassunto del mio manoscritto e una mia lettera a Asa Grey, in data 5 settembre 1857, contemporaneamente alla pubblicazione del saggio di Wallace. Dapprima ero molto restio a consentire, pensando che Wallace avrebbe trovato la mia azione ingiustificabile; ma non conoscevo ancora quanto egli fosse generoso e nobile. Il riassunto del manoscritto e la lettera a Asa Grey, non essendo destinate alla pubblicazione, erano scritte male. Invece il saggio di Wallace era scritto in forma mirabile e con grande chiarezza”.

Si tratta della ricostruzione classica: due co-scopritori, con quasi identica tempistica. Sono in molti, però, a dubitare di questa versione dei fatti. E a proporne una revisionista. Secondo la quale Darwinnon si limitò a buttar giù le proprie idee, dopo l’arrivo della lettera di Wallace, ma prese spunto anche da ciò che Wallace aveva scritto” [...] Indipendentemente dalla conclusione più vera, alcuni fatti sono certi: la selezione, non naturale, ma filosofica, delle idee più alla moda, dimentica presto Wallace e celebra Darwin, la cui visione sull’uomo, più o meno adattata, torna utile a vari sistemi di pensiero dominanti all’epoca (progressismo, colonialismo, positivismo, marxismo…).

La fama di Darwin, non solo per i suoi meriti scientifici, è direttamente proporzionale alla dimenticanza di Wallace, che pure ha interessi naturalistici assai più vasti, dalla biologia all’astronomia, dalla biogeografia, di cui è considerato fondatore, alle scienze della Terra. E che sarà il primo ad essere premiato, nel 1890, con la Darwin medal della Royal Society, “per aver elaborato in modo indipendente la teoria dell’origine delle specie per selezione naturale”. I due naturalisti sono legati da un rapporto amichevole che li accompagnerà sino alla fine della vita. Darwin, per esempio, fa in modo di procurare all’amico, in perenni ristrettezze economiche, un sussidio statale, mentre Wallace è tra coloro che portano sulle spalle la bara dell’amico defunto, secondo il suo stesso volere.

Ciò non toglie che le differenze tra i due siano notevoli. A partire dalla condizione sociale. A differenza di Darwin, di famiglia facoltosa e ottimi studi, infatti, Wallace proviene da una famiglia povera, che non può permettersi di farlo studiare e lo manda molto presto a lavorare. A queste differenze di classe molti biografi attribuiscono, in parte, le diversità tra i due non solo nel leggere l’evoluzione biologica, ma anche, in generale, i problemi sociali del tempo. Darwin, gentleman e naturalista, sconvolto ben presto dal dolore per la morte della piccola figlia Anna, è sempre in linea con il conservatorismo vittoriano, con il quale condivide la misoginia, una certa diffidenza verso i poveri (colpevoli di riprodursi molto più dei ricchi) e un senso di superiorità, tipico della mentalità coloniale inglese, rispetto ai popoli “selvaggi inferiori”.

Quattro sono, in particolare, le questioni su cui Darwin e Wallace si dividono, pur mantenendo amicizia e rispetto reciproco: Wallace - che da giovane è un “convinto ed incrollabile materialista”, lettore accanito di Voltaire, Strauss e Spencer, e che diviene con il tempo credente, finendo in un teismo un po’nebuloso e in una convinta professione di fede nello Spiritualismo e nello spiritismo -, infatti, non condivide l’alterna e pur evidente accondiscendenza di Darwin verso le teorie eugenetiche del cugino Galton; non condivide il parziale lamarkismo di Darwin e non crede, giustamente, nell’errata dottrina della pangenesi e nell’ereditarietà dei caratteri acquisiti sostenuta dallo stesso; sostiene di aderire alla “grande dottrina dell’Evoluzione per Selezione Naturale”, “ma che non ivi è la causa onnipotente, assolutamente bastevole, unica, dello sviluppo delle forme organiche”, dal momento che un’Intelligenza superiore ha predisposto il mirabile sviluppo della vita dalla materia inorganica e quello dell’intelligenza umana; afferma che tra animali e uomini vi sono differenze di qualità e non solo di grado, come vorrebbe Darwin nel suo L’origine dell’uomo, perché l’uomo è creatura sì animale, ma anche spirituale, e quindi irriducibile a meccanismi come la selezione naturale, bastevole per l’evoluzione animale, ma non per giustificare la ben superiore natura umana.

Wallace entra in discussione con Darwin, dunque, soprattutto a proposito dell'unicità umana. Sostiene che la specificità umana non può essere negata ed anzi è evidente nel linguaggio, nella capacità di costruire strumenti, di dominare desideri e passioni, nei sentimento morali e sociali… e nel fatto che l'uomo è l'unica creatura che non è costretta a modificare il proprio corpo in relazione alle mutate condizioni ambientali, ma al contrario modifica l'ambiente a seconda delle proprie necessità: grazie al potere della nostra mente, per nuotare non abbiamo subito mutazioni genetiche che ci hanno fatto crescere le branchie, né per volare ci sono venute le ali, ma abbiamo inventato le pinne, le maschere, le navi …

[…]

Rimane da chiedersi perché il nome di Wallace, pur presente in tutti i testi storici come co-scopritore della selezione naturale con Darwin, sia sostanzialmente sconosciuto al grande pubblico, mentre a Darwin saranno dedicate medaglie (le Darwin medal), musei, addirittura giornate annuali (i Darwin day)?

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