Martedì 02 Dicembre 2025

Denatalità

«Culle vuote, cucce piene»: pure il “Corriere” ora vede la deriva antinatalista

Meglio tardi che mai. Ma decenni di propaganda edonistica e individualista non si cancellano con uno schiocco di dita

Articolo del Corriere della sera

(Imagoeconomica/Corriere)

«In Italia abitano ormai ventuno milioni fra gatti e cani domestici mentre, con 370 mila nascite l’anno, avremo presto un solo bambino ogni quattro animali domestici da compagnia. I bambini non saranno di molto più numerosi di una popolazione di “piccoli mammiferi e rettili” domestici (conigli e tartarughe, per lo più) che conta ormai 3,2 milioni di rappresentanti. Ho troppo rispetto per chi vive con degli animali per lanciarmi in considerazioni fuori luogo, ma al boom in corso devono probabilmente contribuire anche l’aumento delle coppie senza figli e dei single. Il risultato è che il mercato del cibo per cani e gatti vale due miliardi e sta crescendo del 6,5% nel biennio, quello del cibo per neonati vale cinque volte meno e praticamente non cresce». E’ il quadro drammatico che sul “Corsera” dipinge Federico Fubini, dell’attuale situazione demografica italiana.

Dai dati (preoccupanti) emerge chiaramente che gli italiani considerino gli animali domestici come figli a 4 zampe, a tutti gli effetti. E ciò si evince dal freddo numero: in Italia sono oltre 63 milioni gli animali domestici, mentre i bambini sotto i 14 anni sono circa 7 milioni. Praticamente 9 animali per ogni bambino, che hanno preso il posto dei fratelli e delle sorelle di quelle che un tempo erano le normali famiglie italiane e che oggi sono mosche bianche.

Un trend legato sicuramente alla crisi economica, ma anche al cambiamento culturale e di cui il mondo del commercio non poteva che approfittare, perché è impressionante il business che c’è dietro i prodotti per la cura degli animali domestici e il Corriere ne elenca alcuni che hanno molto a che fare con l’effimero e un po’ anche con l’assurdo: «Dall’amaca per gatti che si appende al termosifone, ai collari gioiello di lusso dei grandi brand italiani, al distributore automatico di croccantini, ai passeggini per portare a spasso i cuccioli, ai carrettini per le bici, alle scodelle pieghevoli, vestitini, targhettine, campanellini».

Altro dato importante, riportato nell’articolo, è quello fornito da un’importante catena della grande distribuzione ( di cui non si fa il nome) che avrebbe mostrato al giornale, i dati sul comportamento dei clienti e sulle tendenze legate ai consumi. In sostanza, sarebbe stata ridotta la sezione degli scaffali per l’infanzia e sarebbero, invece, stati aggiunti scaffali di prodotti per cani e gatti.

A ciò si aggiunge il dato drammatico legato ai consumi: dal 2007 gli italiani stanno spendendo quasi venti miliardi all’anno in meno per il cibo. L’Istat «mostra che nel terzo trimestre di quest’anno le famiglie hanno speso non solo meno che nel 2007, alla vigilia della crisi finanziaria, ma meno persino del terzo trimestre del 2011, quando il Paese era nel pieno di una serie di drammatiche recessioni e rischiava il default», sottolinea il Corriere. Insomma, stiamo vivendo, è proprio il caso di dirlo, una “vita di cani”!

Aveva ragione, allora, Papa Francesco quando denunciò la volontaria rinuncia alla paternità e maternità, a cui si assiste oggi, per una mentalità egoistica: «E tante coppie non hanno figli perché non vogliono o ne hanno soltanto uno perché non ne vogliono altri, ma hanno due cani, due gatti. Eh sì, cani e gatti occupano il posto dei figli. Sì, fa ridere, capisco, ma è la realtà. E questo rinnegare la paternità e la maternità ci sminuisce, ci toglie umanità. E così la civiltà diviene più vecchia e senza umanità, perché si perde la ricchezza della paternità e della maternità».

Con questo, non vogliamo denigrare la preziosa compagnia degli animali domestici, né tantomeno chi gode dell’affetto dei “pelosetti”, piuttosto, denunciamo la deriva di una società che tratta i cani come bambini, rischiando di equipararli o comunque di  vedere i bambini come cani, come sottolinea anche Giorgio Celsi in un nostro articolo: Oora, in certi supermercati, prima di andare a fare la spesa si può usufruire non più di un’area giochi per i bambini, bensì per i cani, è garantito che “verranno fatti giocare e coccolati da veri dog sitter!”». 

Ci si chiede, allora, se sotto sotto, non ci stanno facendo credere che i bambini possano essere sostituiti dagli animali domestici, molto meno impegnativi, forse anche meno costosi e col “risultato garantito” di coccole e affettuosità varie, senza le rogne annesse e connesse alle varie fasi della crescita di un essere umano. Come se, davvero, avere un cane e avere un figlio fosse la stessa cosa…

Sicuramente, in tutto questo, i grandi media hanno la loro dose di responsabilità: se avessero veicolato un po’ di propaganda individualista ed edonista in meno – evitando di demonizzare la famiglia e i valori religiosi, due grandi alleati della natalità – forse oggi non ci troveremmo nel disastro demografico in cui annaspiamo e, anche per piangere sul latte versato, rischia di diventare troppo tardi.

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