California, coppia ricorre all'utero in affitto 21 volte
Madri surrogate americane pensavano di portare in grembo un bambino per una coppia della California meridionale che faticava ad avere un secondo figlio a causa dell'infertilità. Poi la sconvolgente scoperta
Ventuno bambini comprati con l’utero in affitto tramite una truffa. È accaduto ad Arcadia, California, nello Stato americano liberal per eccellenza e con le leggi più permissive in fatto di maternità surrogata. La polizia stava conducendo un’indagine per abuso su un bimbo di due anni, finito in ospedale con un trauma cranico, e stava analizzando le telecamere di sorveglianza nella casa della sua famiglia, quando ha scoperto che nell’abitazione vivevano quindici bambini tra i 2 mesi e i 13 anni. A questi se ne aggiungono altri sei che vivevano in altre case.
La maggior parte sono nati con l’utero in affitto e sono tutti legalmente figli di Guojun Xuan, 65 anni, e Silvia Zhang, 38 anni, che sono anche i proprietari di Mark Surrogacy, l’agenzia tramite cui sono state portate avanti le gravidanze. Tutti i bambini sono stati presi in custodia dai Servizi sociali, mentre la coppia è stata arrestata per maltrattamento minorile, ma successivamente rilasciata. Dalle telecamere pare infatti che a compiere gli abusi fosse la loro tata, Chunmei Li, 56 anni: in uno dei video la si vede scuotere violentemente il bambino che è tuttora in ospedale per il trauma cranico. La polizia non è riuscita a localizzare la tata, che è ancora a piede libero.
Kayla Elliott, ventisettenne texana, è una delle madri surrogate. Kayla ha raccontato di essere stata contattata da Mark Surrogacy e di essere stata indirizzata verso la coppia, che le ha detto di avere solo un altro figlio e di non riuscire a concepirne un secondo per via dell'infertilità. Dopo aver scoperto che suo figlio è ora affidato ai Servizi sociali e della truffa dell’agenzia a cui lo ha affidato, sta ora cercando di ottenere la custodia del neonato. Altre tre donne hanno raccontato di aver lavorato con Mark Surrogacy e di aver incontrato la stessa coppia, e un’altra ha dichiarato di essere in questo momento alla ventiseiesima settimana di gravidanza per conto dell’agenzia, sarebbe il bambino numero 22.
La polizia ha trovato nei filmati prove di ulteriori violenze fisiche e verbali nei confronti dei bambini, ma il sospetto è che dietro la truffa ci sia qualcosa di ancora peggiore:“Odora di traffico di bambini -dice Kallie Fell, direttrice esecutiva del Centro di bioetica e cultura – quali possono le intenzioni che portano ad avere così tanti bambini con queste tecnologie di riproduzione assistita?”. Di fatto, però, non ci sono prove di nessuna violazione della legge e Silvia Zhang ha negato tutte le accuse: non è illegale acquistare più di un certo numero di bambini con l’utero in affitto. Una storia che ha sollevato molte questioni sugli scarsi controlli e regolamentazioni sulla maternità surrogata.
Non ha sollevato nessun dubbio, a quanto pare, sul fatto che l’utero in affitto sia di per sé un abuso e che tra esso e il traffico di bambini ci sia una differenza puramente legale e semantica. La storia di Guojun Xuan e Silvia Zhang è solo un caso limite di una pratica comunemente accettata. Una pratica alla quale il Timone cartaceo ha dedicato uno speciale (in questi giorni ci si può abbonare alla rivista con uno sconto speciale: abbonamento annuale plus – sempre a casa tua entro il 10 del mese – a 49,90 anziché 55,90 e l’abbonamento annuale a 39,90 anziché 45.
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