Legami speciali
Dom Geoffroy Kemlin: «La liturgia non può esser un self service»
Il giovane abate di Solesmes, guida di un'ampia congregazione, ha le idee chiare su liturgia e ruolo della tradizione benedettina
03 Giugno 2022 - 12:30
E se qualcuno avesse la tentazione di pensare che vita monastica significa fuggire dal mondo, Dom Geoffroy smentisce questa tesi affermando che un monaco non fugge, bensì «guarda il mondo con una prospettiva diversa». Più di mille parole conta come il cristiano sta al mondo. Si esprime così anche in merito alla politica, affermando che, se da una parte è vero che non va trovata in essa la salvezza e la liberazione, dall'altra parte è fondamentale che i cattolici non debbano «abbandonare la cosa pubblica. Gli stessi politici si aspettano qualcosa da [noi]. L'esperienza autentica del Vangelo tocca e attrae le persone. [...] Si deve passare dalla parola alla vita, anche su questioni difficili come l'aborto... Una famiglia che accoglie un bambino disabile ispira rispetto, vero?».
Oggi libertà sembra voler dire vivere al di fuori dalle regole, ed è qui che deve inserirsi la Regola di san Benedetto, che, seppur scritta 1500 anni fa, è sempre attuale perché, spiega Dom Geoffroy, «insiste sull'importanza del discernimento». Decidere sotto lo sguardo di Dio, questo sembra mancare oggi soprattutto ai giovani e questo è quello di cui hanno bisogno «nei momenti di tensione». D'altra parte, i monasteri rimangono ancora oggi un centro di attrazione per molte persone. Lo testimonia questo giovane abate, il quale sottolinea che «l'attuale scristianizzazione suscita paradossalmente molta curiosità per quanto riguarda i monasteri. Proviamo un'enorme benevolenza da parte dei passanti, siano essi agnostici, atei o musulmani. Percepisco una grande attesa». Proprio per questo, i monaci devono evitare la tentazione di chiudersi: «non si può essere benedettini senza essere missionari nel cuore! Vogliamo condividere il Vangelo e non chiuderci nei muri. Farsi rinchiudere è facile. Essere missionari per tutta la vita, dietro le sbarre, è molto impegnativo. Significa seguire Gesù in ogni momento e dire di no a Satana». Ritorna poi a raccontare qualcosa in più sui monaci di Solesmes: la grande cura che hanno verso la liturgia. «La liturgia è davvero qualcosa di vitale. [...] L'essenza della vita benedettina è proprio la vita liturgica. È una preghiera comunitaria, quella della Chiesa, sposa di Cristo, che ha parole per rivolgersi a Lui. San Benedetto ci invita a ricevere dalla Chiesa le parole che trasformeranno i nostri cuori. La nostra Congregazione ha al suo interno diversi monasteri che celebrano in modo straordinario, mentre altri celebrano in modo ordinario. Devo testimoniare che c'è un'unità indissolubile tra noi. Quando gli abati di queste comunità vengono a Solesmes, concelebrano con noi la Messa. E viceversa. Nessuno considera l'altro un monaco di seconda classe. La prova è che l'attuale abate di Fontgombault è uno dei quattro consiglieri dell'abate presidente. Abbiamo in comune la certezza che è necessario tornare a tutto l'insegnamento della Chiesa, dalle origini ai giorni nostri. Non c'è scelta tra concili o papi! Questo ci permette una sana diversità». Così l'abate di Solesmes commenta le ultime decisioni di papa Francesco al riguardo, soprattutto riguardo alle abbazie che hanno optato per il rito straordinario: «Capisco l'intenzione del Papa con il motu proprio Traditionis custodes . Ha voluto ricordare l'unità della liturgia nella Chiesa. La liturgia non può essere self-service! È la Chiesa che ci insegna a pregare. Non ha voluto che, con il pretesto di poter scegliere la forma liturgica, si potesse scegliere nel magistero e lasciare da parte il Concilio Vaticano II. Ho capito meno il decreto a favore della Fraternità San Pietro... Questa decisione sembra voler dire che ci sono due Chiese separate: una che celebra in forma rinnovata e un'altra con gruppi che usano la forma antica». In ultimo, lancia un messaggio di speranza e fiducia: «È sempre Dio che chiama! Dobbiamo mantenere una grande fiducia, perché Lui ha il controllo. Dà quando è necessario. Quando preghiamo, Dio risponde e lo sperimentiamo davvero. Tutto è nelle mani del Signore. Ma ciò che dipende da noi è la nostra autenticità. Vorrei dire a tutti coloro che hanno paura del futuro che ci basta essere felici della nostra fede e rimanere fedeli. Questa felicità sarà radiosa di per sé».










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