Scrivere 100 volte «l’apparenza inganna» sulla lavagna, pardon sullo smartphone; e poi altre volte ancora ed ancora – tanto per alcuni non sarà mai abbastanza. Di certo non per quanti, Corriere della Sera in testa, a San Valentino avevano raccontato la cena stellata dei Ferragnez presentandola come prova della romantica solidità della coppia. Ma l’apparenza inganna, specie su Instagram, e così da ieri la notizia più commentata sui social e non solo è proprio il naufragio della storia d’amore tra Chiara Ferragni e Fedez. La rottura pare si sia consumata domenica scorsa, con il rapper che se ne sarebbe andato di casa per non farvi più ritorno.
I motivi? Secondo Dagospia, che per primo ha dato la notizia, «dal Sanremo dell’anno scorso, la storia d’amore tra i due s’era incrinata ma l’influencer aveva rimandato qualsiasi decisione per stare vicina al marito malato. Nel momento in cui lei si è trovata in difficoltà, invece, Fedez si è mostrato meno generoso, rinfacciandole che i suoi problemi giudiziari avessero effetti negativi anche sui suoi affari». «Un gioco di recriminazioni», sempre secondo il portale diretto da Roberto D’Agostino, sarebbe dunque alla base dell’annuncio che milioni di followers non avrebbero mai valuto ascoltare: i Ferragnez – la coppia che è stata anche docuserie – ora non ci sono più; restano solo, distinti e distanti, Chiara e Federico.
La proposta d’amore all’Arena di Verona, le fastose nozze in quel di Noto e tutti quei sorrisi e baci tempestati dai flash, ecco, ora appartengono al passato; come il brand Ferragnez, appunto. Sarebbe tuttavia imperdonabile e miope, registrando il fatto, non accorgersi come esso rappresenti solo la superfice. Sì, perché, per quanto inizino a spopolare gli influencer virtuali – quelli creati dall’Intelligenza artificiale -, Fedez e Ferragni restano due in carne ed ossa. Ciò significa che il naufragio del loro matrimonio, se sarà confermato, non è tanto e solo un fatto di costume. Al contrario, resta in primo luogo un fatto umano e troppo umano, tristemente simile a quello di tante altre coppie vittime del precariato affettivo dei nostri tempi.
Ma soprattutto, questo vuol dire che i primi cui si dovrebbe rivolgere un pensiero, in questa vicenda, non sono gli influencer protagonisti della fu love story, bensì altri: Leone e Vittoria, i loro figli. Sì, perché son loro – pur in una condizione di agio economico – che ora sperimenteranno le ultradocumentate sofferenze che toccano ai figli dell’instabilità coniugale. Sofferenze di cui ha più volte scritto anche il Timone, ma delle quali non si parla mai abbastanza; anche perché se lo si facesse si riscoprirebbe di colpo l’importanza, per una famiglia, di restar unita; il che è una bestemmia quella cultura dominante che vede nel divorzio un “diritto” – quando invece, come ben spiegato dall’avvocato Massimiliano Fiorin, non è tale, in realtà, manco per il nostro ordinamento.
Quindi scordiamoci pure che qualcuno venga a raccontarci che per Leone e Vittoria, ora, verrà una stagione difficile. Difficilmente lo ammetteranno gli stessi Federico e Chiara – quest’ultima già prenotata per una ospitata, il prossimo 3 marzo, da Fabio Fazio -, e altrettanto difficilmente ci sarà chi sui grandi media ricorderà la bellezza non solo nelle coppie che restano assieme, ma pure in quelle che assieme poi tornano. Roba che si vede ormai solo più nei film di Pupi Avati, ma inconcepibile per quel progressismo che, controllando in cultura e mass media, pretende da decenni di farci credere che «pensarsi liberi» sia meglio che «sapersi amati». Una menzogna clamorosa, ma raccontata così tanto e così bene da sembrar vera. Mi raccomando, quindi, scriverlo 100 volte sullo smartphone: «L’apparenza inganna».
(Fonte foto: Pexels.com/Imagoeconomica)
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