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Missione del Vaticano in Cina contro i vescovi legittimi
NEWS 23 Gennaio 2018    

Missione del Vaticano in Cina contro i vescovi legittimi

Importanti rivelazioni giungono dalla Cina attraverso l’agenzia Asia news. L’episodio riportato nel seguente articolo mostra uno scenario decisamente confuso circa la ricerca di un accordo tra Vaticano e Cina, il prezzo da pagare sembra troppo alto.

Guangzhou (AsiaNews) – La Santa Sede ha chiesto a mons. Pietro Zhuang Jianjian di Shantou (Guangdong) di ritirarsi per lasciare il posto a un vescovo scomunicato. A un altro vescovo, riconosciuto dal Vaticano, ma non dal governo, è stato chiesto di farsi da parte e diventare ausiliare o coadiutore di un altro vescovo illecito.

Per la seconda volta in tre mesi, la Santa Sede ha domandato le dimissioni di mons. Zhuang. Egli è stato ordinato in segreto nel 2006 con l’approvazione del Vaticano. Il governo cinese, però lo riconosce solo come sacerdote e invece sostiene il vescovo scomunicato mons. Giuseppe Huang Bingzhang, da lungo tempo membro dell’Assemblea nazionale del popolo, il parlamento cinese.

Una lettera con data 26 ottobre domandava all’88enne mons. Zhuang di dare le dimissioni e lasciare la cattedra al vescovo scomunicato, che la Santa Sede è in procinto di riconoscere. Una fonte ecclesiale nel Guangdong, che ha chiesto l’anonimato, riferisce ad AsiaNews: “Quella volta mons. Zhuang ha rifiutato di obbedire e ha piuttosto accettato di ‘portare la croce’ per aver disobbedito”.

La fonte ecclesiale racconta un ulteriore incidente: il 18-22 dicembre scorsi, mons. Zhuang è stato prelevato dalla sua diocesi nel sud e portato sotto scorta a Pechino per incontrare alcuni alti rappresentanti del governo centrale e una delegazione del Vaticano.

Rappresentanti del governo avevano messo sotto controllo mons. Zhuang fin all’11 dicembre. Pur sapendo che il vescovo è vecchio e non in buona salute, e che il clima di Pechino era freddissimo, essi si sono rifiutati di acconsentire alla sua domanda di non andare nel nord, garantendogli la presenza di un dottore. La fonte precisa che con mons. Zhuang hanno viaggiato sette rappresentanti governativi, ma a nessun sacerdote è stato dato il permesso di aggiungersi.

L’anziano vescovo è stato ospite all’hotel Huguosi. Il 19 dicembre è stato condotto a visitare alcuni monumenti; il giorno dopo è stato portato a visitare le sedi dell’Associazione patriottica e del Consiglio dei vescovi cinesi, dove si è incontrato con i vescovi Ma Yinglin, Shen Bin e Guo Jincai, rispettivamente presidente, vice-presidente e segretario generale del Consiglio dei vescovi. L’Associazione patriottica e il Consiglio dei vescovi non sono riconosciuti dalla Santa Sede; inoltre, i vescovi Ma e Guo sono entrambi illeciti e non ancora riconciliati con il Vaticano.

Il 21 dicembre, mons. Zhuang è stato portato all’hotel statale Diaoyutai. Lì è stato accolto da tre rappresentanti dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi; quindi, il p. Huang Baoguo, un sacerdote cinese che in passato ha lavorato alla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, lo ha condotto a incontrare – come dice la fonte di AsiaNews – “un vescovo straniero e tre sacerdoti stranieri del Vaticano”.

Da quando Cina e Santa Sede hanno ripreso i dialoghi ufficiali nel 2014, mons. Claudio Maria Celli, è stato messo fra i responsabili dei negoziati. Egli, pur essendo in pensione, ha lavorato in passato nella Segreteria di Stato, ed è molto pratico del dossier Cina-Vaticano, e per questo è stato in Cina diverse volte. La fonte pensa che il prelato presente all’incontro fosse mons. Celli.

La fonte di AsiaNews afferma che “il vescovo straniero” ha spiegato a mons. Zhuang lo scopo del loro viaggio in Cina, che era fare qualcosa per raggiungere un accordo con il governo cinese, e quindi far sì che mons. Huang, il vescovo illegittimo, diventasse il vescovo ordinario della diocesi.

La fonte continua spiegando che la delegazione vaticana ha chiesto a mons. Zhuang di ritirarsi, confermando quanto scritto sulla lettera datata 26 ottobre, aggiungendo a consolazione del vecchio vescovo, la possibilità che egli possa suggerire a mons. Huang tre nomi di sacerdoti da cui quest’ultimo avrebbe scelto il vicario generale.

“Mons. Zhuang, nel sentire ancora la richiesta è scoppiato a piangere”, afferma la fonte e aggiunge che “sarebbe inutile nominare come vicario generale un sacerdote che mons. Huang potrebbe rimuovere a suo piacimento”.

Alcuni vescovi del sud della Cina si sono opposti all’idea di riconoscere così in fretta mons. Huang, scomunicato ufficialmente dalla Santa Sede nel 2011, quando egli ha accettato l’ordinazione episcopale senza mandato del papa. Uno dei vescovi, che ha chiesto l’anonimato, ha detto ad AsiaNews che il Vaticano ha chiesto a loro un’opinione su mons. Huang. “Non so – ha aggiunto – la conclusione di tutto ciò, ma questa che appare è una brutta soluzione”.

Sulla situazione di Shantou, AsiaNews ha chiesto conferma anche presso il Vaticano. Un rappresentante familiare con il dossier Cina ha detto che la lettera ricevuta da mons. Zhuang era solo una richiesta di opinione sul vescovo illecito mons. Huang; un’altra personalità ha taciuto. Il card. Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong ha confermato le notizie raccolte da AsiaNews.


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