«La prossima assemblea sinodale è sull'orlo del baratro», parole ferali con cui l’avvocato canonista Thomas Schüller, profetizza sul prossimo sinodo tedesco, aggiungendo anche che i vescovi sono «esausti e stanchi» e che tra i membri del sinodo c'è «frustrazione e rassegnazione». In un'intervista a Kirche + Leben, Schüller, egli stesso membro del comitato sinodale preparatorio, spiega che, a quanto pare, i vescovi vogliono «un organo consultivo puro, senza autorità decisionale». Schüller si aspetta quindi una quinta riunione «molto difficile» del Comitato sinodale a novembre. Infatti, oltre ad un sostanziale disaccordo con i rappresentanti laici, l'episcopato è "diviso".
Non c'è, a detta di Schüller, «nessuna figura integrativa, per non parlare del presidente, che abbia la forza e l'autorità morale per unire i vescovi che lottano tra loro». La collegialità, in pratica, sarebbe inesistente.Inoltre, Schüller critica il fatto che la “buona teologia", intesa come la dottrina della Chiesa che sa distinguere il mutevole dal non negoziabile, sia ritenuta una definizione “inquietante” dal presidente del Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi ( ZdK) Irme Stetter-Karp e dal segretario generale Marc Frings, «entrambi privi di competenze teologiche». Ma, comunque, a parte gli sviluppi recenti, già da tempo, il sinodo tedesco sta perdendo la rotta, come abbiamo evidenziato anche noi a proposito per esempio di vescovi che se ne sono andati sbattendo la porta, rifiutandosi di rinunciare alla loro fedeltà alla Chiesa e al Magistero, in nome di un non bene inteso senso di “unità”
Ma in realtà già oltre due anni fa c’era chi segnalava che la barca sinodale germanica stava sbandando ed erano, manco a dirlo, proprio delle donne, come abbiamo evidenziato noi del Timone, raccontando l’abbandono dell’assemblea sinodale da parte di quattro studiose che avevano lasciato il sinodo tedesco perché, a detta loro, stava «mettendo in dubbio le dottrine e le credenze cattoliche fondamentali». Dunque sì, si segnala che il Sinodo tedesco è in crisi e questo sicuramente è un bene, ma i segnali di preoccupazione c’erano tutti, già molto tempo prima. Non è un caso che la partita sinodale tedesca avesse spazientito perfino Papa Francesco.
Memorabile, a questo riguardo, resta quell’«è cattolica?» scandito a chiare lettere dal pontefice argentino dopo uno degli appuntamenti del viaggio in Lussemburgo e Belgio, allorquando il vescovo ausiliare di Treviri, monsignor Jörg Michael Peters, gli aveva portato i saluti della Conferenza episcopale tedesca. Ma c’è pure da dire che l’allora cardinale Robert Francis Prevost fu firmatario, nel 2024, insieme al cardinale Parolin, di una lettera ai vescovi tedeschi proprio per chiedere di fermare il progetto di un Comitato sinodale. Un precedente che, da un lato, lascia abbastanza intuire quale possa essere il pensiero di Papa Leone XIV al riguardo e, dall’altro, rafforza le impressioni di crisi che oggi vengono registrate. (Fonte AI)
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