Giovedì 23 Ottobre 2025

Regno Unito, le donne definite «persone con le ovaie»

Così ha deciso il Consiglio comunale di Bristol, incurante del verdetto della Corte Suprema. Femministe imbufalite

Progetto senza titolo - 2025-09-25T095814.233
Chi credeva che le esagerazioni woke e dell’«inclusione» Lgbt fossero ormai cosa passata, deve ricredersi: quest’ideologia dell’assurdo è ancora viva e lotta contro di noi; soprattutto, lotta contro il buon senso. Prova ne sia quanto è avvenuto nei giorni scorsi nel Regno Unito, precisamente in seno al Consiglio comunale di Bristol, dove – benché la Corte Suprema inglese, lo scorso aprile, abbia stabilito che una donna è chi sia biologicamente di sesso femminile – il tema, curiosamente, resta aperto. Sì, perché, a quanto pare, da quelle parti il verdetto della Corte Suprema non va giù e si continua, incredibile ma vero, ad insistere sul fatto che le donne dovrebbero essere chiamate «persone con le ovaie». Ne ha dato notizia il Telegraph. Cosa è accaduto? Semplice: che la Commissione per l’uguaglianza e i diritti umani ha effettuato una consultazione – proprio in seguito al verdetto di aprile – per verificare gli aggiornamenti delle linee guida locali in materia di uguaglianza. Ebbene, a tale richiesta Bristol ha risposto con un documento di 39 pagine nelle quali si insiste sul fatto che le donne incinte dovrebbero essere chiamate «persone con le ovaie». Non solo. I funzionari comunali hanno pure che il termine «maternità» dovrebbe essere sostituito con «paternità» per evitare di offendere le persone transgender, chiedendo ulteriori richieste di aiuto per gli uomini biologici che vogliano «allattare al petto». E qui ci fermiamo, dato il notevole grado di follia di simili considerazioni. Considerazioni che hanno fatto letteralmente imbufalire anzitutto il mondo femminista britannico, che sperava che certe questioni, con la sentenza della Corte Suprema, fossero definitivamente sepolte. E invece. Heather Binning, direttrice della Women's Rights Network, ha usato parole molto dure: «Si tratta di un ridicolo segnale di virtù da parte del consiglio comunale di Bristol. Nel loro tentativo di essere inclusivi non solo riescono a essere scientificamente analfabeti, ma risultano anche offensivi per le donne». Difficile dissentire. «Trovatemi una sola persona transgender che si sia lamentata dell'uso della parola maternità», è stato il commento di un critico su questa vicenda. In effetti, la sensazione è che a Bristol – più che tutelare persone, transgender o meno – si sia voluta rilanciare l’ideologia woke. Il che non è una novità, dato che anche sulle pagine della nostra rivista (qui per abbonarsi), abbiamo lungamente trattato della guerra in atto in Occidente alla donna e alla sua identità. Una cosa che durava da anni. Poi però sono arrivati Trump, i dietrofront internazionali sul gender e la stessa sentenza della Corte Suprema; tuttavia a Bristol fanno finta di nulla, mettendo a dura prova la pazienza di tanti. Concludiamo con il commento dell’attivista femminista Josephine Bartosch: «Il tempo del "non dibattito" e dell'offesa è finito da tempo. Quanti amministrano la cosa pubblica dovrebbero smetterla di agitarsi di fronte a verità scomode e iniziare a svolgere il lavoro per cui sono stati eletti. Se i politici non riescono a elaborare una semplice affermazione biologica di fatto senza andare in cortocircuito, è ora di rispedirli in fabbrica». Senza offesa, aggiungiamo noi, per chi lavora in fabbrica, quasi sempre assai più lucido di molti politici. ABBONATI ORA ALLA RIVISTA!

LE ULTIME NOTIZIE

Cartacea

Riceverai direttamente a casa tua il Timone

Acquista la copia cartacea
Digitale

Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone

Acquista la copia digitale