L’isola d’Islanda, grande quasi come l’Italia settentrionale, con i suoi vasti territori ghiacciati conta circa 370mila abitanti. I cattolici oggi sono il 3,5% della popolazione. Vi fu un tempo in cui l’Islanda era cattolica, con sette monasteri, e nel Medioevo ospitava centri di cultura e di fede. Con la Riforma, imposta con la violenza nel 1544, si spense quasi del tutto la fede cattolica. Le forze del re di Danimarca confiscarono i beni della Chiesa e tutti i monasteri vennero distrutti. Il clero aderì al Protestantesimo e i due vescovi cattolici vennero uccisi. Esistono prove dell’esistenza di una vita religiosa organizzata nella storia dell’Isola: i monasteri dell’Ordine agostiniano, 2 femminili e 5 maschili apparsero nel XII secolo.
La Chiesa cattolica ha rimesso radici in Islanda solo alla fine del XIX secolo, tramite la Compagnia di Maria (Monfortani). Tornarono così gradualmente anche gli ordini religiosi, che però erano visti come “istituzioni esterne”, e lo sono tuttora. Nella particolare condizione di isolamento dell’isola e a causa della piccola percentuale di fedeli cattolici non si può contare sulle vocazioni locali: in genere, se si avverte la chiamata a servire Gesù qui si diventa pastori luterani.
C’è stato un seme, divenuto oggi un albero fiorito, che ha potuto e può contare sulle vocazioni di giovani e donne che lasciano la propria terra per vivere in Islanda alla sequela di Cristo. Si tratta del Carmelo di Hafnarfjörður, il più antico tra gli ordini contemplativi carmelitani in Scandinavia e la prima fondazione polacca del Carmelo all’estero - gli abbiamo dedicato uno spazio nel Timone di maggio 2021 (qui per abbonarsi). Le sue radici risalgono al 1939, quando arrivarono le monache carmelitane scalze dai Paesi Bassi. Il gruppo fondatore era guidato da madre Elisabetta, priora del convento di Shiedam.
All’epoca, le condizioni economiche dell’Islanda erano misere e le suore iniziarono in autonomia la costruzione di un edificio molto modesto a circa 12 km da Reykjavik. A causa del budget sempre più ristretto, il progetto venne modificato tre volte. Gli scarsi resoconti dell’epoca ci raccontano di ardue raccolte di fondi e dell’acquisto di materiali da costruzione d’importazione, così come delle dure condizioni di vita delle prime monache carmelitane. Lo scoppio della guerra rese il progetto ancora più difficile da realizzare. L’edificio incompiuto del convento divenne il quartier generale militare, prima delle forze britanniche e poi di quelle americane. Le suore vennero così disperse.
Dopo la fine della guerra e il ritorno in Islanda delle uniche due sorelle rimaste, arrivò il momento di compiere duri sforzi per riprendere la fondazione del Convento. Le sorelle continuavano a provenire dai Paesi Bassi: grandi prove c’erano ad attenderle in Islanda. Povertà, carenze nutrizionali e problemi di riscaldamento, erano solo alcune delle difficoltà maggiori. La comunità delle monache carmelitane in Islanda cominciò a vedere il proprio numero ridursi - non potevano nemmeno sognare che sorgessero vocazioni tra i locali. Alcune sorelle più anziane furono così costrette a tornare nei Paesi Bassi. Nel 1983 le suore lasciarono l’Isola a cui erano profondamente legate, insieme vissero qui per 44 anni.
Da quel momento si cercava una comunità carmelitana disposta a continuare l’opera iniziata con tanta fatica dalle prime suore. Il cardinale Józef Glemp (già vescovo di Warmia) propose al Carmelo di Elbląg di trasferirsi in Islanda. Il giorno di san Giuseppe, il 19 marzo 1984, nel cuore della notte, sedici suore carmelitane polacche misero piede sul suolo islandese, accolte da una tempesta di neve e dai caldi sorrisi degli islandesi. Vennero accese tutte le luci del convento e serviti panini e cacao per dare loro il benvenuto. Iniziò così una nuova fase della vita del Carmelo sia polacco che islandese.L’edificio rivelò subito le sue cattive condizioni. Le finestre non impedivano ad acqua e vento di entrare, i bagni avevano solo due docce, non c’erano tavoli da lavoro (tantoché le suore cucirono i loro abiti stendendo la stoffa sul pavimento del refettorio) e avevano solo due pentole. La comunità, tuttavia, cresceva velocemente grazie alle vocazioni che si moltiplicavano dalla Polonia. Nell’arco di 15 anni sorsero altre due fondazioni: in Norvegia (1990) e in Germania (1998). Le riparazioni e la ricerca di un rimedio alle carenze dell’edificio sono durate anni e hanno rappresentato per le sorelle la via attraverso la quale Gesù ha chiesto loro personalmente di provvedere anche alla dimensione fisica della casa. La manodopera costava troppo e le suore, con la sola fiducia in Cristo e la poca esperienza sulla quale potevano contare, si improvvisarono in tutto: dalla tinteggiatura, alle piastrelle del bagno, ai pavimenti e molto altro.
Ancora oggi il lavoro delle loro mani è la primaria fonte di sostentamento. Biglietti fatti a mano, candele dipinte, dediche decorative sui libri, presepi per Natale e molto altro. Il loro punto di forza è anche la musica (trovate i loro cd qui): «Il canto è interamente nostro, così come l’esecuzione degli strumenti. Alcuni dei testi sono poesie dei grandi mistici del Carmelo o preghiere poetiche. Tuttavia, molti sono nati qui durante i nostri anni in Islanda. Sono, in un certo senso, una registrazione musicale del nostro comune cammino spirituale nel Carmelo islandese e un timido tentativo di esprimere la meraviglia per ciò che Gesù fa nella vita dei santi». Raccontano nel loro sito: «Il nostro lavoro ci offre anche l’opportunità di conoscere meglio le persone e gli islandesi hanno l’occasione di sperimentare un ordine contemplativo (per molti per la prima volta nella loro vita)».
Ogni giorno le suore trovano intenzioni di preghiera lasciate in cappella o comunicate per telefono e per e-mail: «Nel sacro Cuore di Gesù riponiamo i problemi e le preoccupazioni di coloro che cercano il nostro sostegno. Li invitiamo nella cappella per partecipare alle preghiere. Molti accettano l’invito e dopo ci ringraziano dicendo quanta forza e pace hanno ricevuto durante questa breve riflessione di preghiera. È meraviglioso sentire queste parole dai protestanti».
Abbiamo qui raccontato brevemente la loro storia non solo per affacciarsi a una remota parte del mondo che Cristo ha avuto premura di evangelizzare attraverso lo zelo delle sorelle carmelitane. Poniamo alla vostra attenzione una richiesta urgente e particolare delle stesse sorelle:
«Nel nostro monastero - vecchio, piccolo e non funzionale, costruito 80 anni fa in modo estremamente economico - non abbiamo una stanza per le sorelle malate, e addirittura nessuna delle celle del nostro monastero potrebbe servire da infermeria a causa delle dimensioni molto ridotte (che non permettono di arrivarci con una sedia a rotelle), della mancanza di un bagno accanto e di altri inconvenienti. Abbiamo esaurito le possibilità di rendere più funzionale il nostro spazio. L’unica possibilità è costruire un piccolo annesso collegato all’edificio principale. Il lavoro preliminare è stato fatto: misurazioni, piani architettonici, una stima preliminare dei costi, l’allargamento del cancello d’ingresso per facilitare l’ingresso dei mezzi di costruzione. È appena trascorso un altro anno (il quarto) di duro lavoro per raccogliere i fondi necessari. Purtroppo, si tratta di una sfida estremamente difficile in Islanda - un Paese molto piccolo, luterano (dove non c’è l’abitudine di sostenere i monasteri), inoltre è un’isola (dove tutto viene importato dall’estero, e quindi è molto costoso). L’investimento previsto è calcolato per un piccolo edificio a un piano, contenente solo sei stanze (infermeria e celle per le suore), collegato al monastero da un corridoio di vetro. Nonostante il progetto architettonico sia il più economico e semplice possibile, il costo di questo investimento è enorme. Purtroppo, questi sono i prezzi della realtà islandese... Ogni anno passa come un attimo, senza che questo ci aggiunga forza. Inoltre, non possiamo lamentarci della mancanza di vocazioni, quindi la necessità di avere più celle è semplicemente reale e urgente».
La Provvidenza e l’evangelizzazione si servono di numerosi e molteplici mezzi. Uno di questi è di sicuro il portafoglio, che ognuno di noi può scegliere di usare da cristiano o meno.PER AIUTARE LE CARMELITANE ISLANDESI:
SWIFT (BIC) : GLITISRE
IBAN : IS75 0545 2600 4348 6801 6944 69
Bank: Islandsbanki
Strandgata 8-10
220 Hafnarfjordur
Island
(Fonte foto: Pagina Facebook del Convento)
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