Il primo febbraio, sul social che ci stiamo abituando a chiamare X da quando è suo, Elon Musk ha postato un invito che suona un po' come la versione digitale del manifesto di reclutamento alla zio Sam. Come riportano tutte le testate italiane ed estere, ha utilizzato una sigla che è l'adattamento per la costa est dell'Atlantico del motto trumpiano Make America Great Again. A noi europei è toccato dunque il M.E.G.A, Make Europe Great Again. Non è così importante, ma questa scelta mi pare una deroga a uno dei suoi principi di massima efficienza imposti nelle sue aziende: "niente acronimi, parlate chiaro", diceva senza giri di parole ai destinatari della mailing list interne. E sia. Trump e Musk sono senza dubbio i due da tenere d'occhio, come diciamo nel numero di febbraio del Timone (qui per abbonarsi) e su Musk in particolare abbiamo già avuto modo a gennaio di fare opportuni distinguo, tra le istanze antigender e pro natalità di cui si fa portavoce e i rischi legati alla sua visione di progresso e a quella di persona di certo non diretta emanazione dell'antropologia cristiana.
Il post ha avuto un effetto dirompente con 67 milioni di visualizzazioni e centinaia di migliaia di risposte, anche se non è una sorpresa per l'account del titolare della piattaforma che conta più di 215 milioni di follower. Le reazioni sono state di varia natura, dall'entusiasmo, alla cautela, alla paura. Per alcuni, scrive il blog di Nicola Porro«il Mega è un nuovo soggetto politico che potrebbe unire i partiti conservatori europei. Per altri, invece, potrebbe trattarsi semplicemente di una provocazione pensata per aprire un dibattito». In ogni caso Musk non è stato timido e ha detto la sua più volte sulla politica europea: la più recente e rumorosa è stata la presa di posizione a sostegno del partito Afd - formazione di estrema destra - in Germania, in vista delle prossime elezioni.La mossa attuale si propone come una sorta di "discesa in campo" (o di entrata a gamba tesa, come commentano in molti) nella politica europeaed è riconducibile, pare, a due principali motivazioni. La prima di carattere ideologico: l'Unione Europea è di fatto l'ultima roccaforte della sinistra in Occidente. Secondo l'analisi riportata da Telegraph e pubblicata a gennaio, su 73 elezioni democratiche svoltesi nel 2024 la sinistra europea è scesa ai minimi storici, mentre i gruppi di destra si sono imposti a livello mondiale: «nell'Europa occidentale e negli Stati Uniti, i partiti di sinistra hanno ottenuto solo il 42,3% dei voti, mentre la destra ne ha ottenuti il 55,7%, il che rappresenta il divario più ampio nella quota di voti dal 1990». La seconda motivazione è di carattere invece imprenditoriale: come scrive Open, dietro questa mossa di Musk sono riconoscibili ragioni pragmatiche ed economiche: «Lui e gli altri di Big Tech sono contrari alle regole per la protezione dei dati personali in vigore nel Vecchio Continente. Mentre la Silicon Valley si oppone agli sforzi di Bruxelles per imporle di pagare le imposte – come a tutte le altre imprese – sui guadagni realizzati nella Ue. E i giganti tecnologici Usa sono contrari alle regole Antitrust europee, le più sviluppate del mondo, contro monopoli e abusi di posizione dominante. Un cedimento o un appeasement da questo punto di vista potrebbe costituire il segnale che Musk sta riuscendo nel suo intento». Ciò che possiamo sicuramente dire in merito a questa mossa del braccio destro di Trump è che ha come effetto di rafforzare la centralità del nostro presidente del Consiglio. Così sul Sole 24 Ore: «È Giorgia Meloni "la persona più potente d’Europa" secondo la classifica per il 2025 di Politico. "Chi chiami se vuoi parlare con l’Europa? Se sei Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo e consigliere chiave del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, il numero che chiami appartiene a Giorgia Meloni"».Dall'essere liquidata come ultranazionalista, in un decennio, la prima donna a diventare capo del Governo in Italia è passata ad essere indicata come la persona con cui trattare per fare affari sia per Bruxelles, sia ora per Washington. Meloni è dunque la sola che ha la possibilità strategica di poter mediare con gli Usa, in merito per esempio ai dazi minacciati da Trump che pesano sull'economia dell'Unione come una potenziale scure, e di far sentire la propria voce per difendere gli interessi europei dalle mire espansionistiche dell'uomo più ricco e indaffarato del mondo. Quello che ci si augura è che disponga non solo di una reale capacità di incidere sugli equilibri internazionali a favore dell'Italia e dell'Europa, ma che abbia ben chiaro quale sia il vero interesse per il nostro paese e l'Unione. Non sappiamo ancora se l'Europa tornerà grande (e bisognerebbe per prima cosa intendersi su quale sia la grandezza ricercata e con quale unità di misura la si valuta), ma di sicuro l'Italia lo è già tornata, almeno in termini di rilevanza strategica. (Foto: Imagoeconomica)
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