Regime Ortega
Prete contro il regime
Nicaragua, parla un sacerdote: il regime di Ortega «non può portarci via la fede»
Padre Nils de Jesús Hernández ha guidato proteste e scioperi
26 Novembre 2025 - 12:30
(EWTN)
Nils de Jesús Hernández è un sacerdote di 56 anni e vive negli Stati Uniti da 36, lontano dalla sua terra natale, il Nicaragua. Costretto a lasciare il Paese nel 1988 nel bel mezzo della guerra civile, oggi è parroco della Queen of Peace Church di Waterloo, Iowa, nell’arcidiocesi di Dubuque.
Hernández è conosciuto con il nome di “prete vandalo” per aver guidato uno sciopero studentesco e aver sostenuto le proteste del 2018 in Nicaragua. Quest’etichetta diffamatoria inizialmente affibbiatagli dalla dittatura, oggi è per lui «una grande fonte di orgoglio, perché continuo a denunciare questa dittatura criminale. Sfuggiranno alla giustizia umana, ma non alla giustizia di Dio».
Dopo essere stato dichiarato bersaglio del governo all’età di 19 anni, quando era candidato al sacerdozio, Hernández ha detto in un’intervista a “EWTN Noticias” - l’edizione televisiva in lingua spagnola di EWTN News - che lasciare il Paese «era la cosa più crudele che stavo vivendo». Il sacerdote ha poi raccontato di aver ereditato lo spirito combattivo da sua madre, anch’essa all’epoca impegnata nelle proteste studentesche. «Negli anni Ottanta, stavo anche combattendo contro quelli [i sandinisti, n.d.R.] che ci avevano promesso che tutto sarebbe andato bene, e tutto si è trasformato in una dittatura, un governo che stava reprimendo il popolo nicaraguense», ha proseguito il sacerdote. Il prete si è recato inizialmente in Guatemala, poi a Tijuana, in Messico, e proseguendo a San Diego. Ha infine trascorso sei anni a Los Angeles prima di essere mandato in Iowa. È stato poi ordinato sacerdote nel 2004 per l’arcidiocesi di Dubuque, e ora nella sua parrocchia serve messicani, guatemaltechi, venezuelani, cileni, honduregni e, naturalmente, membri della diaspora nicaraguense. «Ho organizzato marce qui contro leggi molto aggressive contro gli immigrati sotto questa amministrazione del presidente Donald Trump», ha detto il sacerdote. «Questo è stato anche il mio campo di battaglia per continuare a denunciare la dittatura di Murillo e di Daniel Ortega», ha aggiunto.
«Credo che la persecuzione contro la Chiesa in Nicaragua stia diventando molto più aggressiva», ha denunciato il sacerdote facendo riferimento alle continue confische delle proprietà ecclesiastiche. Secondo Hernández, la dittatura intende «sradicare la Chiesa», la speranza è però questa: «Ruberanno tutti gli edifici, possono chiudere tutte le chiese che vogliono chiudere... ma non possono togliere la fede dal cuore di ogni nicaraguense, perché ovunque ci sia un nicaraguense in Nicaragua, anche se sono repressi e oppressi, c’è la fede cattolica, perché tutti noi siamo devoti a Maria e confidiamo nella volontà di Dio», ha chiarito. «Abbiamo anche grande fede che il Signore prevarrà e sarà vittorioso, perché il Signore ha trionfato sulla croce e ha vinto la morte con la sua risurrezione. Ritorneremo trionfalmente in Nicaragua, perché questa dittatura non durerà per sempre. Sono vecchi e non continueranno per l’eternità».
«Il silenzio in Nicaragua è dovuto alla repressione», ha sottolineato Hernández, «ma questo non significa che le persone siano contente. Il silenzio riflette il malcontento della gente, perché quando i tamburi suoneranno, il Nicaragua ruggirà», ha spiegato con un detto tipico della sua terra. «Se Nicolás Maduro cade [in Venezuela, n.d.R.], anche le dittature nicaraguense e cubane cadranno. Quindi il silenzio da parte della Chiesa è per prudenza, ma qui negli Stati Uniti ci sono voci che cercano di rendere la gente consapevole riguardo al fatto che la repressione in Nicaragua non è buona. Abbiamo il vescovo Báez che è una voce profetica e molto forte: continua a parlare in modo molto coerente di tutto l’inganno in cui questa dittatura si sta impegnando», ha detto Hernández a EWTN.
Il sacerdote ha anche fatto riferimento agli incontri che Papa Leone XIV ha tenuto con i vescovi in del Nicaragua attualmente in esilio, prima con i vescovi Silvio Báez, Carlos Enrique Herrera e Isidoro Mora; e più tardi con Rolando Álvarez.
Hernández ritiene che questi incontri «sono uno schiaffo in faccia alla dittatura. Questo è ciò che li addolora di più, che il Santo Padre stia dicendo: “Cattolico Nicaragua, Chiesa perseguitata, tua madre è con te. Il Santo Padre ti ama e non sei solo”. Questo è un messaggio molto potente che il Santo Padre sta dando al popolo nicaraguense e anche alla Chiesa, e questa è la cosa più meravigliosa che dobbiamo capire». Hernández ha anche condiviso che è stato lui a nominare Báez - per il ruolo che ha svolto nella lotta in Nicaragua seppur in esilio - per il premio Pacem in Terris 2025 per la pace e la libertà, che è stato assegnato anche a Martin Luther King Jr. e a santa Teresa di Calcutta. «Il mio sogno per la Chiesa nicaraguense è che continuiamo a pregare per l’unità di tutta l’opposizione, in modo che ci possa essere un’unità autentica e genuina, che mettano da parte tutte le loro agende politiche e che tutti noi ci uniamo per combattere per rovesciare la dittatura», ha concluso. (Foto: Screenshot EWTN YouTube)













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