Lunedì 08 Dicembre 2025

Anita Maiorana: «Non c’è niente di più rivoluzionario che difendere la famiglia»

L’influencer scomoda e politicamente scorretta racconta come ironia e sarcasmo siano armi potentissime contro buonismo e femminismo. E fieramente dice «Sono una promessa sposa»

Progetto senza titolo
Se cercate un profilo Instagram politicamente scorretto, se non avete paura di perdere amici reali o virtuali, allora sicuramente siete in sintonia con Anita Maiorana. Scrittrice, appassionata di psichiatria, faentina di nascita e Torinese d’adozione, Anita ha poco più di 20 anni ma ha già le idee chiare soprattutto sulle donne e sui valori che oggi sono considerati “divisivi”, da oltre un anno e mezzo è fidanzata con Emanuel Cosmin Stoica, che dalla nascità fa i conti con una disabilità fisica, si è laureato in giurisprudenza e da qualche tempo ha scelto di trasformare la sua esperienza personale in una battaglia pubblica contro le ipocrisie della società e il buonismo di facciata. Non poteva trovare fidanzata più affine e anzi, ora promessa sposa, la abbiamo intervistata. Cominciamo dalle cose belle. O meglio dalle cose unconventional. Anita, sei giovanissima eppure stai per sposarti, come ti senti a fare il passo verso quella cosa che molti, soprattutto molte, considerano un cimelio del passato? «Il matrimonio non è un cimelio del passato, almeno non per me. È un sogno che porto nel cuore da quando ero bambina. Fin da piccola immaginavo l’abito bianco, ma soprattutto immaginavo lo sguardo di qualcuno che mi avrebbe scelto ogni giorno, nonostante tutto, con amore e con costanza. Crescendo, quel sogno non si è spento: si è trasformato, si è fatto più maturo, più consapevole… ma è rimasto vivo. Oggi molte ragazze dicono che non serve sposarsi, che è superato, che la libertà viene prima di tutto. Io credo che siano solo scuse: scuse per non legarsi, per non crescere, per non rischiare davvero. Ma la verità è che non c’è nulla di più rivoluzionario, oggi, che scegliere di amare per sempre. Non per un mese, non finché va bene, ma per sempre. È facile fuggire quando arrivano le difficoltà. È difficile restare, ed è proprio questo che dà valore all’amore. Io non mi vergogno di dire che credo nella famiglia. Credo nei legami veri, in quelli che si fondano sulla fiducia, sul rispetto e sulla volontà di durare nel tempo. Sposarsi non è un gioco, è una dichiarazione al mondo: “Noi ci siamo. E ci saremo.” E se oggi tutto sembra liquido, fragile, confuso, io scelgo qualcosa di solido. Scelgo l’impegno. Scelgo il matrimonio ». La proposta di matrimonio durante la Manifestazione per la vita, molti ti accusano con disprezzo di essere antiabortista, come reagisci?                                                                                                  «Sì, la proposta di matrimonio è arrivata durante la Manifestazione per la Vita, e per me non poteva esserci luogo più giusto. Amo la vita in tutte le sue forme, dal primo battito fino all’ultimo respiro. Sognare di essere madre è qualcosa che porto dentro da sempre: è uno dei desideri più profondi del mio cuore. E proprio perché ho questo desiderio così forte, non riesco a tollerare l’idea che una vita possa essere interrotta prima ancora di iniziare. Essere “accusata” di essere antiabortista, come se fosse un insulto, mi fa sorridere. Non è un’accusa, è un onore. Sì, sono contro l’aborto. E lo dico senza paura, senza mezzi termini. Lo sono perché credo che ogni bambino abbia diritto di nascere, indipendentemente dalle circostanze. Lo sono perché non voglio vivere in una società che considera la maternità un problema, o la vita umana un dettaglio eliminabile. So che questa posizione non è popolare, che viene trattata con disprezzo, ma non mi interessa piacere a tutti. Preferisco restare fedele a ciò in cui credo, anche se significa andare controcorrente ». 12 mila follower per un profilo politicamente scorrettissimo e anche antifemminista. Secondo te perché soprattutto le donne non sopportano certi contenuti? «Credo che molte donne non sopportino certi contenuti semplicemente perché metto in discussione una narrazione che le ha cullate troppo a lungo. Oggi il femminismo non è più la battaglia per la dignità, è diventato un dogma intoccabile che deresponsabilizza, divide, vittimizza. Molte donne si sono aggrappate al femminismo per giustificare scelte individuali, mancanze, frustrazioni. Io invece parlo di verità, di ruoli naturali, di complementarietà tra uomo e donna. Dico che essere donna è anche accogliere, amare, costruire. E che non c’è niente di più rivoluzionario oggi che difendere la famiglia, la bellezza di essere donne in un mondo che vuole renderci tutte identiche, arrabbiate e infelici». Proprio da coloro che vorrebbero abbattere stereotipi e pregiudizi piovono pregiudizi nei confronti della tua relazione sentimentale, ci puoi raccontare qualcosa? «Sì, è proprio questo il paradosso più ipocrita: coloro che si riempiono la bocca con parole come “inclusività”, “abbattiamo gli stereotipi”, “libertà di amare chi vogliamo”, poi sono i primi a storcere il naso quando vedono me e il mio ragazzo insieme, solo perché lui è in carrozzina. All’improvviso la loro “apertura mentale” evapora, e lascia spazio a battutine, compatimenti mascherati da domande, insinuazioni vergognose. La verità è che il nostro amore dà fastidio. Perché è vero, puro, libero da dinamiche superficiali. Perché io ho scelto di stare con lui non “nonostante” la disabilità, ma perché è lui.  Ci accusano di tutto: che cerchiamo visibilità, che non può essere amore vero, che io “mi sto sacrificando”. Ma la realtà è che la nostra relazione è proprio come tutte le altre: una relazione tra due persone che si amano». In questa cappa di propaganda, quanto contano l’ironia e il sarcasmo? «In una società soffocata dalla propaganda e dal politicamente corretto, ironia e sarcasmo sono armi potentissime. Sono lame affilate che riescono a tagliare la patina del conformismo senza chiedere il permesso. Quando tutto è ideologico, rigido, imbalsamato nel terrore di offendere qualcuno, basta una battuta fatta bene per far salare il banco ».

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