Che cosa c’entra un astronauta con il Congresso eucaristico nazionale negli Stati Uniti? Apparentemente niente, ma quando l’astronauta è Mike Hopkins c’entra eccome. Hopkins, astronauta 56enne, si legge sul National Catholic Register, è cresciuto da «metodista non praticante». Poi, una volta incontrata la moglie Julie, cattolica, dopo il matrimonio ha deciso insieme a lei di crescere i figli nella Chiesa cattolica. «Non avevo alcuna intenzione di diventare cattolico. Sentivo che era buono per i nostri figli rendersi conto dell’importanza del loro rapporto con Dio, al di là del fatto che fossero metodisti, cattolici o protestati. Così andavamo in chiesa regolarmente, i nostri figli sono stati battezzati e li abbiamo cresciuti nella Chiesa cattolica».
Nel 2009 Hopkins viene selezionato come astronauta del Gruppo 20 della NASA, inizia l’addestramento di base al Johnson Space Center a Houston, che durerà fino al 2011. Frequentano così la Mary Queen Church a Friendswood: «Andavamo in chiesa, i ragazzi erano iscritti ai programmi di educazione giovanile cattolica, eppure, quando andavamo in chiesa, io non partecipavo alla Comunione perché non ero cattolico».
«Poi, nel 2011, sono stato assegnato a una missione sulla Stazione spaziale internazionale. Stavo per salire e passare sei mesi nello spazio, a partire dal 2013, quindi si potrebbe pensare che per quanto riguarda gli obiettivi di carriera e la famiglia, tutto era perfetto. Sarei diventato un astronauta. Sarei andato nello spazio. La mia famiglia stava andando alla grande. E quindi tutto andava bene, ma dentro di me sentivo come se mancasse qualcosa».
Ed è qui che diventa chiara dentro di lui la decisione di diventare cattolico. Dopo un percorso di accompagnamento spirituale, Hopkins racconta di aver finalmente capito che avrebbe voluto diventarlo per la sua stessa vita e non solo per la famiglia. Ma la domanda sorse spontanea: «C’è qualche possibilità che io possa portare l’Eucaristia con me nello spazio?». Tutto è stato semplice, ha potuto portare con sé una piccola pisside contenente 24 ostie consacrate per poter ricevere la Comunione ogni settimana. «Quando sei in orbita», racconta ancora, «puoi avere paura. Quindi la Comunione ha contribuito a rafforzare la mia fede, perché quando ho potuto ricevere l’ostia non ho avuto nulla di cui temere».
La sua testimonianza è risuonata durante l’ultimo giorno del Congresso eucaristico nazionale. Il tema era «Fino ai confini della Terra». Il discorso completo è disponibile su YouTube: «Nella tasca della mia tuta spaziale, c’era lo Spirito, il corpo di Nostro Signore Gesù Cristo. Non potete immaginare il conforto che mi ha dato sapendo che, qualunque cosa fosse accaduta […] Gesù Cristo era con me.
Quando sono stato selezionato per la prima volta come astronauta nel 2009 non ero cattolico. […] Sono stato benedetto quando Dio ha portato mia moglie Julie nella mia vita. […] Ho detto a Julie che non sarei diventato cattolico. Anche dopo che i nostri figli fossero stati battezzati […] non ho cambiato la mia posizione. […] Il Signore mi aveva messo tutti questi segni di fronte […].
Ma poi è successo qualcosa di fantasioso. Julie e io abbiamo iniziato a vedere i nostri sogni realizzarsi. Abbiamo avuto due figli fantastici, entrambe le nostre carriere stavano andando molto bene. Ora, non fraintendetemi, abbiamo avuto i nostri problemi sia con la famiglia che a livello professionale, ma dopo quattro tentativi in 13 anni sono stato finalmente selezionato dalla NASA. […].
Eppure, sentivo che mancava qualcosa, c’era una buco nella mia vita. E non sapevo cosa avrebbe dovuto riempirlo. Finalmente ho capito che una relazione più profonda con Gesù Cristo avrebbe potuto colmarlo. […] Avrei vissuto su una Stazione spaziale internazionale per sei mesi […]. 17 astronauti sono morti in passato durante la ricerca sullo spazio, come quella per cui mi stavo preparando. […] Ho pregato e Dio mi ha indicato la porta che era proprio di fronte ai miei occhi da quando ho conosciuto Julie. […].
Così ho seguito il processo di conversione al cattolicesimo nel dicembre 2012 e sono stato cresimato. Quando ho ricevuto la Comunione la prima volta la mia vita è cambiata per sempre. Questo cambiamento è il motivo per cui sono qui davanti a voi oggi. […] “Fino ai confini della Terra”, […] in tutta la storia della Chiesa, lo Spirito Santo ha dato potere alla Chiesa di andare fino ai confini della Terra per condividere la Buona notizia, sono qui oggi come testimone per dirvi che Dio non si sta limitando ai confini della Terra, questa Buona notizia deve essere condivisa, vissuta, non importa dove andiamo, addirittura oltre i confini della Terra. […].
Quando noi astronauti andiamo nello spazio non ci limitiamo a portarci le forniture necessarie per vivere e lavorare a bordo della stazione spaziale, ma portiamo anche la nostra lingua, la nostra società, la cultura, le convinzioni, la nostra fede e nel mio caso Nostro Signore Gesù Cristo. In Giosuè 1,9 Gesù comanda di “essere forte e coraggioso perché il Signore tuo Dio è con te ovunque tu vada” e credo che questo includa “oltre i confini della Terra”».
(Fonte foto: Facebook)
Riceverai direttamente a casa tua il Timone
Se desideri leggere Il Timone dal tuo PC, da tablet o da smartphone
© Copyright 2017 – I diritti delle immagini e dei testi sono riservati. È espressamente vietata la loro riproduzione con qualsiasi mezzo e l’adattamento totale o parziale.
Realizzazione siti web e Web Marketing: Netycom Srl