Sabato 08 Novembre 2025

Card. Pizzaballa: «Come a Nicea anche oggi Cristo è la risposta»

L’intervento del Patriarca di Gerusalemme in occasione dell’anniversario del concilio di Nicea, il primo concilio ecumenico convocato nel 325 d.C. che affermò che Gesù Cristo è vero Dio, della stessa sostanza del Padre

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Pubblichiamo di seguito un ampio stralcio della “Riflessione su Nicea 2025” del Patriarca di Gerusalemme cardinale Pierbattista Pizzaballa (fonte Patriarcato Latino di Gerusalemme) Accogliere Gesù come Figlio di Dio, e Dio stesso, è stata […] una novità dirompente per il mondo culturale del tempo. Come può un uomo in carne ed ossa come noi appartenere alla divinità? Come può essere allo stesso tempo Figlio di Dio e Dio stesso, della sua stessa sostanza? Come poteva un uomo morire e risorgere, essere uomo e Dio? Si trattava di qualcosa totalmente inconcepibile, eppure allo stesso tempo di qualcosa che continuava ad affascinare credenti di tutto il mondo. E fin dal principio, si susseguirono e si moltiplicarono ipotesi e proposte diverse sull’identità del Figlio di Dio, tutte nate con il tentativo di conciliare la dirompente figura di Gesù Figlio di Dio e Dio, con la piccola mente umana. Non esistevano nemmeno le parole, per esprimere tale mistero. Non mancarono quindi, nemmeno allora divisioni anche accese tra le diverse anime della Chiesa. 1700 anni fa, a Nicea appunto, la Chiesa riunita nella figura dei suoi vescovi, in un contesto religioso, culturale e politico non meno problematico di oggi, ebbe il coraggio e l’audacia di dare finalmente una forma alla fede, che fosse comune per tutti, ma allo stesso tempo chiara, coniando anche terminologia nuova, capace di racchiudere, per quanto possibile, dentro quelle parole, il mistero dell’Incarnazione. Da allora, come dicevo, Nicea resta per ciascuno di noi, un riferimento imprescindibile per la vita delle nostre rispettive chiese: dalla comprensione e definizione della fede fino alla data della Pasqua, e molto altro. […] Oggi viviamo in tempi non molto dissimili rispetto a 1700 anni fa. Da un lato le complessità politiche e logiche di potere mondano, che assoggettano interi popoli, sfidano enormemente la vita delle Chiese. Ma anche il mondo culturale e le varie istanze di quella che noi oggi chiamiamo “modernità” interrogano la vita di tutte le nostre rispettive chiese: l’idea di uomo, di famiglia, il bisogno di comunità, il ruolo della tecnologia nella vita personale e sociale, i modello economici e sociali che si vanno formando, le migrazioni di interi popoli, società sempre più plurali dal punto di vista religioso e culturale… la lista delle istanze che il mondo moderno sta sollevando sono tantissime e anche epocali. E in questo contesto, siamo tutti chiamati, come unica Chiesa di Cristo a dare una risposta alle domande che l’uomo di oggi si pone. La nostra risposta è la stessa di sempre e non cambierà mai. Cristo è la risposta. Ma come 1700 anni fa, siamo chiamati oggi a saper dire la nostra fede in Cristo in maniera coraggiosa e audace, comprensibile e chiara. Non si tratta di riscrivere il credo di Nicea. Quel testo continuerà ancora e per sempre ad essere il riferimento per la vita di tutti i credenti in Cristo. Si tratta, invece, di rendere credibili e comprensibili al mondo culturale odierno quelle parole e quelle espressioni. Dovremo certo continuare a dire che Cristo è l’unigenito Figlio di Dio, generato e non creato, della stessa sostanza del Padre, che lo Spirito ci ha donato. E che nella Chiesa, Corpo di Cristo, una, santa, universale e apostolica lo possiamo ancora oggi incontrare. […] Vi è un solo modo per dare a quelle espressioni apparentemente lontane dalla vita dell’uomo di oggi, concretezza e vitalità, comprensione e credibilità: la testimonianza. […] *Patriarca di Gerusalemme Foto Imagoeconomica

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